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Immagine del redattoreCostanza Ciminelli

Maurizio Crosetti, per la Repubblica, su Giovanni Arpino

"Grande narratore classico" che sarebbe un atto "criminoso" abbandonare all'oblio, Giovanni Arpino merita l'atto di segno opposto compiuto dall'editore Cliquot che lo ha ripubblicato: "meraviglia gotica e grottesca, sparo nel buio".


Il saggio critico di Crosetti non è da meno, per acume, profondità e forza espressiva, una pagina spettacolare per analisi e sintesi.

Alcuni passaggi notevoli: "I grandi libri non hanno paura dei grandi temi, e impavidamente li cavalcano: qui, il doppio e il Male, universi classici da Conrad a Stevenson".

"Chi è davvero il compagno segreto dell’ingegner Calandra? Chi, il Jeckyll sabaudo? Il [protagonista] lo scoprirà attraversando, per cominciare, la percezione fisica e sfinente di una città malata [Torino], nell’aria di luglio calda come brodo, dentro la luce di polvere

di un sole assoluto. Tutto è infezione, tutto è odore di chiuso, di cera per pavimenti, di marsala abbondante nello zabaglione tiepido. I palazzi opachi fantasmi su viali dissanguati, nel giardino oltre il Po cresce la gramigna, quasi si sentono ronzare le ali degli insetti, cricchiare le loro implacabili mandibole: sono creature imbevute di sole

o già cadaveri? La domanda vale anche per le persone."


Una scrittura "densissima eppure asciutta, metafisica e allo stesso tempo robusta come un corpo che freme di dolore e desiderio". E di bramosia, se "in neppure 140 pagine cresce una febbre insostenibile".


Cliquot Edizioni, prefazione di Bruno Quaranta.


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Ulteriori informazioni:

Cliquot Edizioni:


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